CISCAL – Centro Italiano Selezione Cani Anti Lupo.
Io abito in provincia di Cuneo, ai piedi delle Alpi Marittime e quando ho scoperto che la Regione Piemonte riconosceva solo il cane Maremmano-Abruzzese ed il Patou (Cane da montagna dei Pirenei) come razze idonee alla protezione dei greggi contro gli attacchi del lupo, mi sono veramente incuriosito.
Addirittura, pare che solo acquistando un soggetto di queste due razze, i pastori potrebbero essere aiutati con contributi (fondi permettendo) sia per l’esborso iniziale che per il mantenimento successivo e che gli stessi cani siano anche gli unici raccomandati, a discapito di altri, da ogni operatore delle varie organizzazioni locali che si occupano di gestire l’impatto ambientale che il lupo provoca su chi abita la montagna per allevare i suoi animali da reddito.
Poiché non voglio pensare che si tratti della solita “tavolata all’italiana”, ma solo di un’insufficiente cultura cinofila degli addetti ai lavori e di chi ha emanato tali provvedimenti, vorrei chiarire, specialmente ai pastori, verso i quali provo da sempre un’atavica ammirazione (visto che lo furono anche i miei nonni), alcuni aspetti fondamentali sui cani capaci di custodire un gregge di pecore contro gli attacchi dei lupi.
Innanzitutto i lupi che recano danni ai greggi non ci sono solo in Italia e in Francia, territori dove furono selezionate dall’uomo le due razze sopracitate, anzi, credo che solo pochi lettori possano immaginare le guerre all’ultimo sangue che avvengono ogni anno in molti pascoli del mondo fra i predatori (non solo lupi) ed i cani da protezione del bestiame.
In questi ultimi quindici anni, completamente a mie spese e quindi senza contribuiti regionali, statali o europei, ho svolto un’approfondita ricerca sui lupi e sui cani da pastore nei seguenti stati: Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan, Kazakistan, Mongolia, Romania (Foresta della Transilvania) ed altri stati dell’Est europeo, oltre ad aver stretto rapporti di collaborazione con molti anziani pastori dell’Abruzzo, zona italiana in cui esiste la maggior cultura sui cani allevati per proteggere il bestiame sia dal lupo che da un altro predatore che è l’orso bruno marsicano.
La prima cosa che vorrei dire a tutti è che il cane da pastore Maremmano-Abruzzese ed il Patou, non sono altro che una derivazione di un altro antichissimo cane da pastore (per millenni meticcio) che da un po’ di anni è stato riconosciuto dalla Federazione Cinofila Internazionale con il nome di cane da pastore dell’Asia centrale. Il cane da pastore dell’Asia centrale ha una storia antichissima, esistono testimonianze che io ho fotografato personalmente nel deserto del Karakum in Turkmenistan, di reperti archeologici risalenti al 4000 a.C. che testimoniano l’utilizzo di questi cani da pastore già allora.
Il pastore dell’Asia centrale non ebbe mai un colore definito in quanto non fu mai selezionato in cattività dagli allevatori per scopi commerciali, fu sempre un "bastardo" di impareggiabili qualità che visse e si riprodusse per molti secoli secondo i più spontanei criteri di selezione naturale, ovvero secondo la legge del più forte: solo i maschi più dominanti liberi di circolare ovunque e sopravvissuti alle peripezie di quei luoghi più impervi, coprirono per millenni le femmine con le medesime caratteristiche e lo fecero solo dopo cruente lotte interspecifiche per determinarne la gerarchia e riuscendo a sopravvivere loro stessi dagli attacchi dei predatori che in quei luoghi sono rappresentai anche da iene, orsi e leopardi.
Vi invito a visionare alcuni filmati che ho girato personalmente nelle terre d’origine dove questo cane straordinario lavora al fianco del pastore per proteggere il bestiame o vive nei villaggi facendo la guardia alle case.
Se poi vorrete acquistarvi la traduzione italiana del libro “DOGS – A New Understanding of Canine Origin, Behaviour and Evolution”, scritto dai coniugi americani Raymond e Lorna Coppinger, considerati i biologi ricercatori più esperti al mondo in materia di cani, potrete trovare alcuni passaggi come questi:
“Un mio caro amico sostiene addirittura che il Maremmano-Abruzzese debba essere la migliore razza di cani guardiani perché il Rinascimento ha avuto inizio in Italia. Ma le razze pure sono creazioni artificiali dei club, che agiscono solo per orgoglio e denaro. I cani che vivono sul versante di una montagna non sono una vera razza pura, con parametri definiti, finché qualcuno non prende un certo numero e non li isola sessualmente dagli altri cani. Dato che un tempo i pastori non avevano e tutt’ora non hanno, la possibilità di isolare le femmine in calore, non possono aver creato una razza, nel senso commerciale del termine”. “Uno standard di razza è una descrizione di una variante genetica, prodotta artificialmente da persone che hanno isolato una piccola popolazione dal resto della specie. Il riconoscimento della razza da parte di un club internazionale in realtà, non si basa su regole biologiche”. “Scegliere il mantello bianco perché si ritiene in qualche modo puro, oppure uno cordato perché è originale, è un capriccio. Preservare il carattere regionale dei cani guardiani nell’ambiente isolato degli allevamenti è un capriccio, perché gli adattamenti richiesti alla vita in montagna non sono affatto gli adattamenti all’ambiente civilizzato”. “Se gli italiani pensano che solo i cuccioli bianchi siano puri, i portoghesi credono che lo siano solo quelli arlecchino, mentre i turchi dicono che perché siano puri, devono essere fulvi con la maschera nera”. “Queste razze – mi dicevano – sono state selezionate per proteggere le pecore”. “Contemporaneamente, durante il nostro programma di ricerca sui cani, ricevemmo un gran numero di telefonate con la seguente lamentela: avevano comprato un cucciolone di pastore dei Pirenei di quattro mesi da un allevatore che aveva garantito che fosse un vero cane guardiano, ma non riuscivano a farlo stare con il gregge, nonostante provenisse da una buona stirpe di cani guardiani”.
Nonostante conosca ottimi cani di razza Maremmano-Abruzzese, così come i Patou, anche se li considero troppo grandi e pesantei per poter offrire un lavoro efficiente al pari di altri più leggeri, credo anch'io che la scelta storica di voler uniformare il loro mantello, prediligendo il colore bianco “puro”, non fu altro che un grave peggiorativo per la specie, in quanto con l’esclusione di altri colori si emarginarono inevitabilmente importanti e storiche caratteristiche genetiche appartenenti a soggetti con mantelli misti e quanto affermano i biologi americani Coppinger, ne è la più evidente testimonianza.
A pagina 68 dello stesso libro “DOGS”, uno degli stessi biologi Coppinger, riferendosi alle abitudini del lupo, scrive: “Il mio collega Luigi Boitani, biologo specializzato in restoration ecology, ha studiato i lupi che…….”
Ma il Prof. Luigi Boitani, docente all’università La Sapienza di Roma, autore del libro “Dalla parte del lupo” e vincitore del WWF International Conservation Award, è anche il Coordinatore Scientifico del Progetto Lupo a cui fanno capo in Italia tutti i vari esperti “lupologi”, compresi quelli della Regione Piemonte che hanno a sua volta come collaboratori i vari Enti che gestiscono il Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro, Parco Naturale Alpi Marittime, Parco Naturale Val Troncea, Parco Naturale Gran Bosco di Salbertrand, Parco Naturale Orsiera-Rocciavrè, Parco Naturale Alpe Veglia e Devero, Parco Nazionale del Mercantour (Francia), Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo.
Com’è allora possibile che uno dei due colleghi biologi ricercatori, esperto di cani, evidenzi sul suo libro le carenze delle razze selezionate dall’uomo secondo il colore del mantello e citi espressamente il cane Maremmano-Abruzzese ed il Cane da Montagna dei Pirenei (Patou) e l’altro sia il coordinatore di un progetto in una Regione che le indica addirittura come le uniche da adottare contro gli attacchi dei lupi e per le quali elargisca in esclusiva eventuali contributi?
E se poi si aggiungono le lamentele che ho raccolto da alcuni pastori piemontesi, non troppo soddisfatti dalla prova effettuata con vari soggetti di queste due razze, l’accorato invito fatto ad altri pastori, da responsabili del progetto a non adottare cani di razze diverse, credo proprio che le amministrazioni, almeno per onestà intellettuale, dovrebbero rivedere meglio il discorso sui cani da guardiania ed aprire il campo a qualsiasi razza riconosciuta come utilie a difendere le greggi!
Poiché, oltre ad essere il Presidente della FICG – Federazione Italiana Cani da guardia, sono anche un allevatore di cani da pastore dell’Asia centrale, il mio potrebbe sembrare un semplice discorso di parte, ma questa rimostranza la porto anche a nome di tutti coloro che lavorano in Italia con altrettante valide razze di cani da pastore guardiani di greggi provenienti da altre parti del mondo e che si vedono esclusi dal progetto, senza capirne il perché!
Immaginate chi alleva il Mastino dei Pirenei (diverso dal Cane da Montagna dei Pirenei – Patou), tradizionalmente utilizzato anche lui, per centinaia di anni, come cane idoneo a custodire gli ovini nelle vallate del versante spagnolo dei Pirenei. Solo per la sfortuna di allevare un cane da pastore che invece di provenire dal lato francese e chiamarsi Patou (Cane da Montagna dei Pirenei), alleva quello dell’atra parte, quella spagnola, chiamandosi Mastino dei Pirenei, si vede escluso dal Progetto Lupo della Regione Piemonte! Non credo che tutto questo sia ragionevole.
Ma adesso, parlando di cose serie, vorrei rivolgendomi principalmente ai pastori e ad alcuni malgari, quei rari e mitici uomini che hanno ancora la voglia e la forza di salire in montagna ogni anno e lottare contro ogni avversità, comprese le predazioni dei lupi.
LA RAZZA DEI CANI CHE SCEGLIERETE A PROTEZIONE DEL VOSTRO GREGGE CONTRO GLI ATTACCHI DEL LUPO NON HA GRANDE IMPORTANZA! ANZI, CONTA POCHISSIMO, PURCHE’ SI TRATTI DI CANI INDICATI A TOLLERARE E PROTEGGERE LE PECORE.
In ogni razza nascono centinaia di cuccioli completamente inadatti al mestiere del guardiano, questo vale sia per il Maremmano-Abruzzese e per il Patou, che per quella che allevo io che si chiama pastore dell’Asia centrale o per tante alte come il pastore del Caucaso, il pastore dell’Anatolia, il pastore del Ciarplanina, etc., cosa CONTANO MOLTO sono invece le qualità del singolo soggetto che inserirete nel vostro gregge.
Non ha senso prendere un cucciolo qualsiasi di un cane da pastore e darlo a chi sale in alpeggio credendo che questo soggetto, solo perché appartiene ad una certa razza, possa funzionare senza problemi. Questo lo possono credere solo coloro che con i cani non ci hanno mai lavorato!
Non è possibile GENERALIZZARE nemmeno con gli esseri umani di una razza, piuttosto di un’altra, figuriamoci con gli animali che non hanno la possibilità di evolversi tramite l’istruzione.
In tutte le razze esistono pessimi guardiani di greggi, come altrettanti cani aggressivi con eventuali turisti di passaggio.
Io che faccio di tutto per sezionare cani da pastore idonei alla protezione delle famiglie contro le intrusioni dei malviventi, incontro moltissime difficoltà nell’individuare soggetti con il coraggio idoneo ad affrontare realmente l’uomo che entra in una proprietà. Viceversa, una famiglia che sta seguendo un nostro consulente FICG di Bologna, ha ricevuto in regalo dallo zio pastore un autentico cane da pastore Maremmano-Abruzzese che oltre ad aggredire senza mezzi termini chiunque si presenti al cancello, sta creando seri problemi di gestione ai bimbi della famiglia, nonostante lo abbiano cresciuto da piccolo.
Capire la natura dei cani è molto complesso e chiunque abbia un minimo di esperienza maturata sul campo e sono visitando siti internet, sa benissimo che sostenere la tesi che una razza, riferita alla stessa tipologia di cani, sia migliore di un’altra, non trova riscontri nella realtà.
E’ invece doveroso sottolineare che un cucciolo di un qualsiasi cane da pastore, se proveniente da un sistema di selezione orientato a produrre soggetti idonei morfologicamente per le competizioni di bellezza, ha molte meno probabilità di adattarsi alla vita dei pascoli. L’allevamento in gabbie e con una selezione mirata ad una perfezione estetica crea un’inevitabile indebolimento delle generazioni a scapito della rusticità, salute e carattere del cane idoneo a vivere fra le pecore e contrastare gli attacchi dei lupi. Questo è certo.
Senza dover salire su un aereo e girare il mondo alla ricerca della verità, provate solo andare in Abruzzo e farvi una passeggiata sulle montagne dell’Aquilano, come su altri versanti nei pressi di Avezzano, Bugnara, Pescasseroli, etc., parlate con chi è in alpeggio e vedrete cosa vi dirà.
I cani che utilizzano i VERI pastori non hanno nulla a che vedere con quelli proposti dagli allevatori appassionati della razza. Ai pastori non importa nulla della morfologia dei loro cani, né tanto meno se sono bianchi o colorati, laggiù sopravvive solo chi ce la fa. Quest’anno, in uno scontro fra due branchi di cani appartenenti a greggi diversi, sono morti sei soggetti nel contendersi una femmina in calore.
Le “signorine” da esposizione che si chiamino Maremmano-Abruzzese, Patou o Pastore dell’Asia centrale, non durano nemmeno una settimana in certi ambienti! Laggiù, la guerra fra lupi e cani da pastore non fa più notizia da anni ed quasi ridicolo vedere come del Nord Italia i giornali dedichino invece pagine intere per parlare sempre dello stesso argomento.
Se poi aveste voglia di farvi un viaggetto, roba di poche ore ed andare in Transilvania (Romania), magari sulle montagne adiacenti a Miercurea Ciuc, scoprirete altre cose ancora più interessanti, ovvero che laggiù, nessuna razza al mondo è ancora riuscita a funzionare bene contro il lupo di quelle foreste.
Molti pastori che io conosco bene e frequento ormai da anni, hanno optato per incroci locali che provano ad inventarsi continuamente, facendo montare le loro femmine solo dai maschi che risultano i più forti durante gli scontri fra cani.
Per vostra informazione, in quelle terre non poi così lontane, a volte i lupi scendono in branco solo per uccidere i cani e poter predare più tranquilli in futuro ed i pastori, uno per lato dei recinti, dormono tutta la notte in “cucce” per uomini, tanto da essere subito pronti ad intervenire, nonostante i branchi di guardiani (mille volte più forti dei nostri locali) siano composti sempre almeno da dieci soggetti. Va comunque anche detto che il lupo rumeno è più grande e feroce del nostro italiano.
Sono appena arrivato due mesi fa dalla lontana Mongolia, dove ho conosciuto ancora un’atra situazione, diversa da tutte quelle incontrare nei precedenti miei viaggi in Asia centrale, laggiù i lupi fanno parte della cultura di un intero paese, addirittura lasciarono sempre i cadaveri dei defunti in pasto al predatore, credendo che solo in quel modo la loro anima potesse salire al cielo. Leggete il bellissimo libro “Il Totem del lupo”, parla dei lupi della mongolia e tutto quanto narrato è tratto dalla reale tradizione mongola di un tempo.
Laggiù affrontano da sempre il problema delle predazioni utilizzando i cani da pastore, eppure del cane Maremmano-Abruzzese o del Patou, non ne conoscono manco l’esistenza!
In conclusione, qualsiasi cane da guardiania può rivelarsi la soluzione ideale per la protezione di un gregge, oppure rappresentare la vera disperazione del pastore se non ne possiede le caratteristiche indispensabili, la razza non è mai così importante come ancor meno il colore del mantello, anche gli incroci fra razze differenti di possono rivelare attitudini strabilianti, purché appartenenti alla categoria dei guardiani di greggi.
Io credo invece che ad ogni gregge andrebbe personalizzato un numero di cani come ad ogni situazione siano necessari determinati soggetti piuttosto di altri. Quando il lupo decide di predare lo fa con grande astuzia e senza reticenze e non è sicuramente una coppia di cani qualsiasi, magari belli bianchi e giocherelloni che possono contrastarlo. Chi crede questo è solo perché non ha esperienza o ha interesse di nascondere la verità.
Sarebbe invece molto interessante iniziare a diffondere un po’ di CORRETTA cultura cinofila fra i pastori che nei loro cani vedono la speranza di limitare il più possibile gli attacchi del lupo, cosa ben diversa dal prediligere e sponsorizzare solo qualche razza, piuttosto di altre.
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