Eravamo già abbastanza soddisfatti di com’era andato l’incontro, il grande Werner Freud si era dimostrato più disponibile del previsto. Aspettando al freddo per parecchio tempo, ci sentivamo “congelati” ma ne era valsa la pena, il “vecchio lupo” ci aveva svelato molte cose e specialmente ci aveva permesso di sentire un’altra “campana” in materia di lupi.
Purtroppo era già buio e si faceva ormai fatica a vedere i selvatici che si spostavano lentamente fra gli arbusti delle recinzioni. Per la paura di perdere la preziosa opportunità di parlare con Freund, nella prima parte del pomeriggio non eravamo nemmeno riusciti a vederli bene, ma sarebbe stata per un’altra volta. L’"Uomo-lupo" era lui e quindi avevamo preferito concentrarci su come incontrarlo, visto che pareva fosse quasi impossibile.
Scendemmo dal parco per trovarci davanti alla sua casa, dove l’assistente ci avrebbe omaggiato di quel DVD con la registrazione della loro partecipazione al programma televisivo italiano.
La donna venne dal cancello per portarci il DVD, noi la ringraziammo e poi io volli ancora che Paolo gli chiedesse se non fosse attiva una mail del centro dove avremmo potuto inviare, anche in seguito, qualche nostra ulteriore domanda. Lei ci disse che Freund non utilizzava il computer e che l’unica possibilità sarebbe stata quella di inviare dei fax al solito numero che avevamo già utilizzato per cercare invano di fissare l’appuntamento.
La stavamo già salutando quando sentimmo qualcuno dal fondo del cortile che stava pronunciando qualcosa in tedesco, lei gli rispose subito e poi con faccia meravigliata si rivolse a noi dicendo: “Werner vuole che entriate in casa!”.
In tutti gli anni che praticai karate agonistico, io non fui mai un grande campione, mi mancava la razionalità di allenarmi con tanta costanza come fa attualmente mia figlia Sara. Infatti lei ha già raggiunto nel Judo alcuni traguardi che per me rimasero solo un desiderio. In tutti quegli anni furono più le sofferenze che le gioie, a volte mi iscrivevo a dei tornei che erano superiori alle mie possibilità e ne uscivo a pezzi. Ma ogni tanto, poco prima della gara, mi sentivo invincibile e quando salivo sul tappeto ero capace di imprese che sbalordivano tutti, anche me stesso. Più volte vinsi anche su atleti che erano stati dei veri campioni e che godevano di credenziali molto superiori alle mie. E quando mi capitava di mettere a segno il mio colpo vincente, mi sentivo come “toccassi il cielo con un dito” e vedere l’avversario ad abbassare la testa, meravigliato di com'ero riuscito a batterlo, mi faceva “salire” in cima alla montagna, con tutto il mondo ai miei piedi.
Quando l’assistente di Freud disse che lui ci attendeva in casa, provai la stessa inspiegabile sensazione di vittoria. Lui aveva scritto ovunque che non accettava colloqui privati, era ormai ragionevolmente stufo di subirsi le domande dai soliti visitatori, viveva una vita molto riservata mantenendo tutti a distanza senza offrire grandi opportunità a nessuno, mentre adesso aveva addirittura deciso di riceverci in casa, dove si trovava il suo “regno” di "Uomo-lupo". Ma la cosa più entusiasmante era che nessuno di noi gliel’aveva chiesto (anche se lo desideravamo tanto), né tanto meno avevamo pagato un euro per godere di questo privilegio.
Anche quando Shaun Ellis accettò di farmi entrare con lui nella recinzione dei lupi e mi permise di interagire con loro, fu per me una grande emozione. I suoi lupi furono più esuberanti di quanto avessi immaginato e percepii da subito un grande pericolo nell’aria, anche lui si era irrigidito e quindi ebbi molta paura, non riuscendo a godermi fino in fondo quell’irripetibile esperienza. Ma in fondo me lo potevo aspettare che prima o poi Shaun mi avrebbe concesso quel privilegio, ci eravamo già incontrati parecchie volte, eravamo quasi coetanei, lui era stato a casa mia a conoscere i miei cani e sentivamo di avere parecchie cose in comune.
Invece questo atteggiamento di Werner Freund ci sbalordì tutti, lui era un uomo di ottant’anni, ex militare tutto d’un pezzo, introverso e poco predisposto a facili entusiasmi.
Ma io credo profondamente che vivendo con gli animali s’impara a parlare con il cuore, specialmente se per animali s’intende quelli selvatici o di forte carattere. Con loro s’impara a non barare, non è possibile convincerli con quei discorsi sdolcinati come ci siamo ormai abituati a sentire in televisione ogni giorno. Loro se ne fregano dei nostri falsi complimenti!
Con un animale VERO, o si è profondamente autentici o è un fallimento assicurato.
Quando porto a casa un cane già adulto di 3/4 anni, ormai inavvicinabile guardiano che non vuole saperne di fare amicizia con nessuno, non servirebbe a nulla cercare di convincerlo con le belle parole, né tanto meno conquistarlo con prelibati bocconcini di carne. Spesso è contrariato per aver lasciato il suo vecchio territorio e non mangia nulla per giorni, la presenza di altri cani lo rende nervoso e si dimostra ostinato contro chiunque. Sarà solo un adeguato comportamento assunto nel susseguirsi delle giornate a fargli cambiare idea e trasformarlo in un animale più disponibile. Innanzitutto dovrà capire che potrà nuovamente fidarsi di qualcuno.
Io credo che Werner ed io, in pochi minuti, ci fossimo detti inconsciamente molte cose senza mai parlarci direttamente ed in meno di mezz'ora era come ci conoscessimo da anni, quasi due compagni d’avventura, mai incontrati prima, ma con molte passioni in comune anche se con esperienze molto diverse. Lui sicuramente con un passato ancora molto più intenso del mio.
In un battibaleno attraversammo il cortile e ci trovammo nell’ingresso della sua graziosa casa di legno, entrammo subito ed iniziammo ad ammirare tutto il suo mondo.
Dopo un rapido sguardo a tutto quanto addobbava le pareti di quel salotto, mi venne in mente di come vorrei invecchiare anch’io, praticamente come lui, fra tutti i miei ricordi ed al fianco dei miei animali che hanno arricchito ogni giorno della mia esistenza.
Non so se voi riuscirete mai ad immaginare cosa significa per me godere quotidianamente dei miei cani! Ammirare quando nel mio giardino passa la grande Burka, la mamma delle femmine più forti che abbia mai conosciuto in tutte i miei viaggi in Asia centrale. Vedere sfrecciare Skorpion, l’”Usain Bolt” dei cani da guardia. Leone, l’austera potenza e durezza dell’autentico cane da pastore. Taleban, un piccolo maschio ma duro come l’acciaio. Annibal, un’esplosione della Natura. Tundra, la diffidenza fatta ad animale.
Credetemi, in quei cani c’è tutta la mia vita d’instancabili ricerche ed infiniti tentativi, mirati a raggiungere il massimo che si può ottenere sul carattere di un cane. Ed ogni volta che li ammiro, penso che di lavoro né ho fatto tanto e me li godo veramente dal profondo dell’anima.
Quindi posso immaginare come Werner Freund possa bearsi della sua vecchiaia fra ricordi di oltre 70 lupi allevati con le sue mani, una vita trascorsa in compagnia di un Orso e decine di viaggi fatti nei posti più dimenticati del mondo. Chissà quante sofferenze, spaventi, dolori, sconfitte ma anche grandi emozioni che solo gli animali possono offrire a chi ha scelto di dedicargli la vita. Sarà perché non parlano e quindi non ci possono deludere, ma il rapporto che a volte s’instaura fra un uomo ed il suo animale, non ha rivali fra le persone e chi non riesce a cogliere queste magiche sfumature, perde un’importante sfaccettatura della vita.
Werner mi guardò e mi fece cenno di sedermi su una poltrona vicino alla sua, davanti a me si dispose Paolo, pronto a tradurre ogni cosa, alla sua destra si sedette Fabio ed alla sua sinistra mia figlia Sofia, che avrebbe dovuto fare filmati migliori, ma anche per lei l’emozione giocò la sua parte.
Werner si rivolse subito a Paolo e gli disse di tradurmi che mi aveva voluto in casa per rispondermi con calma a tutto quanto volevo ancora sapere sui suoi lupi. Magari mi avesse avvisato prima! Io mi sarei preparato tutte le domande, mentre in quel momento mi sentivo di aver quasi dimenticato tutto.
Le pareti di quella stanza erano invase da decine di quadri e quadretti, molti erano di pittori che lo raffiguravano vicino ai suoi lupi, altri erano fotografie di lupi e di viaggi che lui aveva fatto nella sua vita. In un angolo erano accatastati alcuni regali e cestini augurali che gli erano stati portati il giorno prima per il suo 80esimo compleanno e lui, senza cambiarsi gli abiti che aveva indossato per coricarsi in terra per interagire con i lupi, si era adagiato sulla sua poltrona dove credo si addormentasse ogni sera pensando ai suoi animali che lo aspettavano la fuori.
Appena mi ripresi iniziai a fargli parecchie domande sui lupi ed anche alcune sui cani, ma Werner precisò subito che di cani non era un esperto in quanto non se n’era mai occupato. Mi propose di parlare con una sua assistente che lui disse aver studiato molto sui cani, ma lei si dedicava a quelli da compagnia che non sono mai stati di mio grande interesse. Penso invece che a Werner piacessero molto i gatti, visto che ne aveva alcuni che giravano per casa e non esitavano a saltarci in braccio intanto che parlavamo con lui.
La semplicità di Werner Freiund è disarmante, credo che vivere con gli animali gli abbia insegnato a non farsi mai troppe domande ed imparare quanto loro decidono di insegnarti ogni giorno.
Noi siamo uomini e quindi abituati a chiederci mille perché, a voler trovare una spiegazione su ogni cosa, capire ogni atteggiamento che possa soddisfare la nostra necessità di certezza, sempre messa in bilico dai continui dubbi che ci pone la mente.
Se ad esempio noi abbiamo un amico da più di vent’anni e lo stesso commette una grave mancanza nei nostri confronti, né rimaniamo subito irreversibilmente delusi e siamo disposti a cancellare in un attimo tutto quanto di buono c’era stato fino al giorno prima.
Tutto questo nel mondo animale non esiste, due lupi di uno stesso branco possono anche ferirsi gravemente in uno scontro motivato dalla necessità di ristabilire la gerarchia, oppure per il cibo o in caso di calore delle femmine, ma spesso dal giorno dopo tutto continua come nulla fosse accaduto. Quante volte ho visto i miei cani a mordersi per poi leccarsi a vicenda le ferite già il giorno seguente e continuare ad essere più amici di prima! Ogni giorno, nel mondo animale si presenta una novità causata dall’esigenza di quel momento e magari dopo un attimo sarà già variata anche quella; in quel mondo, a noi ancora molto sconosciuto, non esiste (fortunatamente) la nostra angosciante necessità di avere sempre risposte su quanto accadrà in futuro. Loro vivono il presente ed in questo avrebbero molto da insegnarci come affrontare la nostra esistenza.
Parlare con Werner Freund si ha la sensazione che lui viva un po’ come un animale, senza porsi troppe domande, ma sperimentando in diretta ogni attimo della sua vita. Più di una volta le sue ingenue risposte ai miei quesiti mi lasciarono spiazzato e facendomi sentire come uno stupido.
Ad esempio gli chiesi perché i lupi artici presentavano un muso più affusolato di altri. Lui mi guardò stranito e capii subito cosa stava pensando: “Ma perché costui si crea tutti questi problemi? Chi se ne frega perché hanno il muso più affusolato di altri, ognuno ha quello che la natura ha pensato di fornirgli!”.
Ascoltandolo nei suoi discorsi mi venne facile immaginare tutte le volte che aveva sperimentato qualcosa di nuovo con i suoi lupi, magari sperando che fosse giusto e capendo che invece non funzionava, solo dopo aver preso solenni morsicate. Questa è la strada di chi vuole capire a fondo gli animali, cercare di imparare da loro a conoscerli meglio, senza mai volerli adattare alle nostre assurde pretese.
Oggi vanno di gran moda gli Educatori Cinofili, ovvero coloro che dovrebbero “educare” il cane a comportarsi secondo le più svariate esigenze del padrone. Qualcuno sostiene che viene anche fatto un lavoro sul padrone, ma in realtà il risultato non cambia in quanto il fine ultimo è sempre quello di riuscire a gestire un animale che il proprietario ha deciso arbitrariamente di costringere a fare una vita alle sue dipendenze. E’ ormai diventato normale acquistare un cane da pastore, da slitta, da corsa, da caccia, etc. solo perché piace esteticamente e poi volerlo adattare ad un’amorfa vita da appartamento. E’ ovvio che prima o poi la Natura si ribellerà e nasceranno delle difficoltà di gestione, sarà proprio in quel momento che vorranno intervenire come "educatori" coloro che si sono autonominati gli "strizzacervelli" dei cani. Ma come si può pensare di voler “educare” un cane a negare la propria indole naturale? Nessun animale è fatto per vivere in un appartamento ed essere condotto a passeggio legato come un “galeotto”, obbedire ai comandi, non curarsi degli altri animali che incontra, vivere senza riprodursi, etc.
Quindi chi sarebbe realmente da educare? Il cane, il padrone o lo stesso Educatore Cinofilo che dovrebbe convincersi della sua attività poco utile e contro Natura?
Il cane non ha nulla da imparare da nessuno, vive benissimo così com’è, semmai siamo noi a dover “educarci” a rispettare la sua indole di animale.
Il cane dovrebbe sedersi solo quando ne ha voglia lui e non quando lo decide il padrone, coricarsi quando è stanco e non perché gli viene imposto. Questo significa voler realmente bene al nostro amico a 4 zampe e per far questo non servono figure professionali che si intromettano fra il cane ed il suo padrone.
L’unica vera educazione cinofila sarebbe invece quella di mobilitarsi per dissuadere chiunque voglia acquistare un cane di grossa taglia senza possederne lo spazio verde adeguato, dove gli si potrà offrire la possibilità di esprimersi come animale.
Chi invece è costretto a vivere in appartamento per mille ragioni (di cui il cane non è mai responsabile!), dovrebbe orientarsi solo su piccoli ed innocui cagnolini da compagnia, incapaci di creare difficoltà e molto più idonei ad essere lasciati liberi di correre in qualsiasi spazio verde della città. Questo è quanto dovrebbe essere considerato sotto la voce di “Educazione Cinofila”, non un sacco di altre invenzioni messe in atto dall'uomo che vuole imporsi arbitrariamente come figura indispensabile all'educazione di un cane che vive bene così com'è.
Werner Freund rappresenta un chiaro esempio di come ci si dovrebbe approcciare a qualsiasi animale. Non cercando di interpretarlo secondo i nostri principi e ragionamenti di essere umani, che ci spingono sempre a voler assecondare tutto il creato alle nostre necessità, ma rispettando la loro natura e cercando di offrirgli cosa necessitano realmente.
Ad un certo punto io gli chiesi della sua esperienza che aveva trascorso con l’orso e se non gli capitò mai che l’avesse morsicato, ma lui fu evasivo nella risposta. Poco dopo parlammo di lupi e io gli domandai qual’erano i più aggressivi e se non gli era mai accaduto di essere stato aggredito da uno di loro. Lui cambiò improvvisamente umore e s'inalberò, (pensavo che ci avrebbe cacciato di casa). Si rivolse a Paolo con fare turbato e volle che mi traducesse, perché continuavo a chiedergli se i suoi animali gli avevano fatto del male. Era ovvio che vivendo con animali selvatici a volte ci fossero stati degli incidenti, ma faceva tutto parte del gioco e non era mai stata colpa degli animali ma sempre la sua che non li aveva saputi comprendere.
Io feci subito qualche altra domanda per cambiare argomento e intanto pensai a come possono essere molto differenti gli uomini fra di loro.
Spesso mi chiamano persone che non conosco e che mi raccontano di aver fatto sopprimere il loro cane perché un giorno decise di morsicarli. Quasi nessuno dice di aver capito il perché dell’aggressione, è sempre colpa dell’animale, della razza, dell’allevatore, ma mai del padrone. Nella nostra società funziona così, sono sempre gli animali a pagare per l’ignoranza dell’uomo e la gente non crede di avere mai nulla da imparare.
Quando organizzo i miei corsi, vorrebbero tutti portare il loro cane perché sono convinti che sia lui a dover imparare, solo pochi hanno già capito che il cane sta bene così com’è, mentre è il padrone che deve capire come comprendere l’animale che ha in giardino.
Tutti rincorrono il concetto del cane “buono” ed “affidabile”, ma con questi due appellativi si riferiscono unicamente ad un animale che sappia accettare ogni loro assurda volontà, senza ribellarsi mai.
Passava il tempo e l’entusiasmo di Werner rimaneva immutato, ormai era seduto lì con noi e si rendeva disponibile ad ogni spiegazione. Forse era la moglie che non vedeva l’ora che ce ne andassimo per iniziare a preparare la cena. Chissà quante volte aveva già sentito a parlare di lupi, praticamente quanto mia moglie ha già sentito a parlare di cani. A volte le donne si sposano un uomo per una ragione, poi si trovano coinvolte in certe strane passioni del marito e gli tocca sopportarle tutta la vita. Questo è il mio caso!
Ad un certo punto decisi che sarebbe stato meglio salutarlo e non approfittarcene ulteriormente della sua disponibilità, Werner iniziava già ad accusare i primi sintomi di stanchezza (80anni non sono pochi!), la giornata era stata molto intensa anche per lui.
Volli ancora chiedergli se sarebbe stato possibile ritornare con un gruppo di persone ed organizzare qualche giorno di scuola su tutto quanto lui aveva da raccontarci. Come sempre precisai che avremmo potuto pagare per la sua disponibilità, ma ancora una volta Werner fu completamente indifferente all’argomento denaro, credo che nella sua vita i soldi non abbiano mai rivestito un ruolo di primaria importanza.
Rimase un po’ meravigliato della mia richiesta ed anche un po’ smarrito, si vedeva che non voleva lasciarci con una negazione, ma nello stesso tempo non provava grande interesse per quella mia proposta. Mi guardò con quella faccia da nonno birichino e poi disse a Paolo che ci avrebbe voluto pensare con calma per poi darci una risposta.
Non ho ancora deciso se vorrò ritornare da lui, nonostante questo incontro mi abbia indotto a molte riflessioni su chi siano in realtà gli animali e su come ci si debba approcciare a loro senza risultare troppo invadenti.
Il messaggio che trapela dagli atteggiamenti di Werner Freund è molto chiaro: desidera essere lasciato in pace ad occuparsi dei suoi lupi, per quel po' di anni che la vita vorrà ancora regalargli.
Lui vuole semplicemente vivere da “Uomo-lupo” e non da “star” della tv ed è per questo che mi è piaciuto molto, Werner non ha la necessità di diventare più famoso di quanto lo sia già per i suoi fan, né di guadagnare di più di quanto sarà il suo mensile di militare in congedo, le gratificazioni che gli danno i suoi lupi sono più che sufficienti a farlo sentire un uomo privilegiato e non necessita di altro.
Ed io credo che sia giusto rispettare questa sua aspirazione, viceversa non sarebbe un VERO “Uomo lupo!”.
Cliccare QUI per visionare il filmato girato al Wolfspark di Merzig- Germania.