“Per capire i lupi bisogna vivere e comportarsi come loro. E per poterlo fare è necessario guadagnarsi il loro rispetto. Da queste semplici considerazioni ha preso il via l'avventura dello zoologo tedesco Werner Freund che nel 1972 ha creato una riserva per i lupi nella foresta di Merzig, nel sud-ovest della Germania. Ma non si è fermato qui: ha infatti deciso di vivere da lupo tra i lupi, condividendo con loro ogni momento della vita, caccia e pasto compresi. All'interno del gruppo si comporta come un maschio dominante, il che gli è valso il ruolo di capobranco riconosciuto da tutti i membri. E come ogni leader che si rispetti, quando si tratta di mangiare è il primo a cibarsi della preda, strappando la carne cruda con i denti per ricordare la sua autorità, per poi lanciarla agli altri lupi che se ne ciberanno seguendo la gerarchia del branco”.
Werner Freund oggi ha 80anni, è laureato in zoologia e in questi ultimi 40 ha allevato oltre 70 cuccioli di lupo. Dopo aver trascorso 17 anni della sua vita in compagnia di un orso, decise di dedicarsi allo studio dei lupi.
Nel 1989 incontrò Konrad Lorenz nei pressi di Vienna che gli disse: “Per capire gli animali non serve il titolo di studio ma gli occhi per osservare, la predisposizione per capire e tanta esperienza diretta. La vita dei piccoli animali si può studiare anche nei laboratori dell'università, perché basta guardare con un occhio, ma per il lupo serve qualcosa di completamente diverso. Ci vogliono due occhi aperti ed una delicata sensibilità!". Da quel giorno Werner iniziò la sua totale dedizione al predatore selvatico fino a creare l’attuale Wolfspark Werner Freund, una riserva di 10 ettari di foresta in cui oggi vivono 29 esemplari di svariate tipologie di lupi, in particolar modo quelli artici.
Incontrare personalmente Werner Freund non è stato facile, anzi sembrava proprio che questo non potesse avvenire, ma noi italiani siamo ormai famosi per la nostra perseveranza e come dice il proverbio: “Dallo, dallo che si piega pure lu metallo!”, dopo svariati tentativi, ce l’abbiamo fatta, specialmente per merito del mio amico Paolo, un ingegnere italiano cresciuto a Zurigo che ci ha aiutato in ogni nostra difficoltà. E credo proprio che questo incontro rimarrà per sempre nei miei ricordi come uno dei più difficili, ma anche dei più significativi.
Werner Freund è l’anti-divo per eccellenza ed i suoi 40 anni totalmente dedicati al lupo, credo l’abbiano fatto diventare come loro: astuto e diffidente, quanto selvatico e schivo da ogni cosa che non conosce. Ma superato il primo impatto, si presenta come un uomo VERO di grande semplicità, credo la stessa che gli abbia insegnato la Natura in tutti questi anni.
Sinceramente io non avevo visto quella puntata della trasmissione “Alle falde del Kilimangiaro” condotta da Licia Colò dove Werner Freud era stato ospite un po’ di tempo fa. Nè mi ero mai accorto di alcuni articoli che gli avevano dedicato le varie riviste che trattano “scienza e natura”, descrivendolo come il più esperto “uomo-lupo” di tutti tempi.
I miei animali non mi lasciano molto tempo per guardare la televisione, leggere riviste, etc., né tantomeno per navigare su internet alla ricerca di novità. Se non ho in programma delle trasferte, ogni giorno della mia settimana è sempre scandito dallo stresso ritmo: mi alzo verso le 5,30 per scrivere i miei libri ed aggiornare i siti internet, poi mi dedico ai miei cani fino a sera, per “svenire” subito dopo cena sulla mia poltrona di fronte ad un televisore che continua a trasmettere invano per ore, fin quando poi mi trascino nel letto per concludere il mio riposo. Inoltre io e l'elettronica non andiamo troppo d’accordo, basta guardare il mio telefono cellulare che le mie figlie definiscono un “cimelio da museo” e quasi si vergognano ogni volta che lo esibisco in pubblico. In compenso ho molti amici e stretti collaboratori che navigano su internet "con il vento in poppa" e mi aggiornano puntualmente su ogni novità.
Leonardo di Firenze, mi aveva scritto da circa un mese una mail chiedendomi se conoscevo già questo zoologo tedesco che aveva dedicato la sua vita alla ricerca sui lupi. Mi aveva anche allegato un link che io avevo aperto di sfuggita e vedendo un altro che si “rotolava” a terra, avevo pensando maldestramente: “Un altro uomo-lupo”, mi sa che sia diventato il business del momento!”.
Dopo alcuni giorni, ripresi in mano la mail e con più calma mi soffermai per cercare di tradurre faticosamente quanto vi era scritto in tedesco, visto che i filmati non erano riusciti a suscitarmi quel grande stupore. Avevo già visto non so quante volte il mio amico Shaun Ellis a sdraiarsi nel fango e a farsi baciare dai lupi, i suoi mi sembravano addirittura più aggressivi e pericolosi, inoltre avevo già avuto l’occasione di entrare anch'io in una gabbia coi lupi per vedermeli strusciare addosso e mettermi la loro lingua nella mia bocca, quindi quelle scene non costituivano più per me una grande novità.
In ogni caso pensai che poter raffrontare le esperienze di questo zoologo tedesco con quelle di Ellis, poteva sicuramente servirmi ad approfondire la mia ricerca che conduco da anni, ovvero quella sul carattere dei cani da guardia.
Mi ero fatto l'idea che sarebbe stato semplice come fu la prima volta con Ellis, o meglio dire difficile per quanto mi costò, ma nulla di più. Chiamai quindi il mio amico di Zurugo che con la lingua tedesca ci “va a nozze” e gli spiegai cosa avrebbe dovuto dirgli al telefono e specialmente chiedergli quanto mi sarebbe costato poter passare una giornata con lui.
La risposta di Paolo mi arrivò dopo pochi minuti, aveva letto sul sito, scritto solo in tedesco, dedicato al Wolfspark che Werner non si rendeva disponibile per colloqui privati. Il suo centro prevedeva già alcune visite gratuite, ogni prima domenica del mese, dopo le 16,00, lui interagiva pubblicamente con un branco di lupi artici ed oltre a questo non voleva fare altro.
La prima cosa che Paolo mi disse fu: “Caro Ezio, tu non conosci i tedeschi, se hanno stabilito questa regola, non la cambieranno sicuramente per te! Poi non dimenticare che questo uomo ha ormai 80anni ed appartiene ancora ad una generazione di un tempo, in più è stato per anni un militare della Bundeswehr, quindi mi spiace ma sarà molto difficile che riuscirai ad ottenere quanto desideri!”.
Da un lato la cosa mi stupì molto ed a prima vista mi indispettì un po’, ma poi pensai che spesso la stessa cosa accade anche a me. Molte persone che leggono uno dei miei libri, pretenderebbero poi di visitare il mio allevamento e vedere i miei cani al lavoro per semplice curiosità, cosa che io non posso concedere per vari motivi. Innanzitutto perché il mio tempo è sempre incredibilmente poco, secondo perché i miei cani vivono tutti in grandi recinzioni e debbo ogni volta ritirarli nei box per mostrarli in sicurezza, non per ultimo il rispetto che nutro per loro. E’ ovvio che alle persone già sicure di acquistare un cucciolo io debba dimostrare il carattere dei miei soggetti, ma non desidero farlo per altri motivi.
Neanche a farlo apposta, proprio Paolo è un appassionato cinofilo che mi chiamò parecchie volte dalla Svizzera per chiedermi se poteva recarsi da me per vedere i miei cani, nonostante forse non avrebbe mai potuto acquistarli. Inizialmente gli dissi sempre di no, ma lui ci riprovò per alcune volte fin quando capitò un giorno che avevo un’ora di tempo fra un cliente ed un altro e quindi lo feci venire. Ricordo che oltre alla buona cioccolata che mi portò, mi disse che non sapeva come ringraziarmi per la mia disponibilità ed io risposi sorridendo: “Non preoccuparti, prima o poi arriverà l’occasione!”. Adesso l’occasione era arrivata e lo avrei “tormentato” fin quando non saremmo riusciti a farci ricevere da Werner Freund.
Chiesi a Paolo di chiamare lo zoologo e di proporgli un incontro, pagando senza problemi quanto dovevamo per il suo disturbo. Ed anche questa volta, con una precisione svizzera, la sua risposta “amara” arrivò dopo meno di un’ora: “Ho chiamato e mi ha riposto la moglie che gli fa da filtro, mi ha detto che il marito non riceve privatamente le persone. Io gli ho anche detto che noi avremmo pagato cosa lui riteneva equo per incontrarci, ma mi ha ripetuto che non è possibile, il problema non sono i soldi ma che lui è ormai anziano e non intende fare di più di quanto previsto. Se noi vogliamo vederlo possiamo comunque andare al Wolfspark una delle domeniche quando interagisce pubblicamente con i suoi lupi artici, come fanno più centomila persone che vengono da tutto il mondo. Io ho provato ancora ad insistere ma lei mi ha ripetuto che non è possibile e che comunque non teneva mai in considerazione le tante richieste che gli giungevano al telefono. Se proprio volevo potevo inviare un fax, spiegando cosa intendevo chiedere a suo marito ma lei non avrebbe garantito nulla. Le ho chiesto se potevo inviare una mail ma mi ha risposto che non adoperano il computer e quindi o via fax o nulla. A già, mi ha anche detto di scrivere poco, viceversa non crede che il marito lo leggerà”.
L’inizio non era sicuramente dei più incoraggianti, ma io non mi sarei lasciato demoralizzare troppo facilmente (sono ormai temprato dai medio-asiatici che ad ogni viaggio riescono, più di chiunque altro, a farmi quasi prendere dallo sconforto). Inoltre anche Paolo, da “antico” praticante di arti marziali, capivo che stava già vivendo questa situazione come una sorta di sfida personale e quindi non mi avrebbe sicuramente mollato, in più mi doveva un favore ed è per questo che si trovava in ballo in questa strana avventura.
Decisi allora di attenermi alle regole che la moglie di Werner, forse ancora più “tetesca di Germania” di lui, aveva imposto a Paolo e quindi provai a scrivere una richiesta che in poche righe potesse convincere l'anziano "Uomo-lupo". Ma ebbi subito un profondo presentimento che il mio fax sarebbe finito nel camino con tanti altri e quindi scrissi il minimo essenziale, quello che di più semplice mi potesse venire in mente. Lo inviai a Paolo che dopo poco tempo mi girò la traduzione.
Sehr geehrter Herr Freund
Mein Name ist Ezio Maria Romano, ich bin 51 Jahre Alt und lebe in Italien. Seit fast 20 Jahren züchte ich charakterfeste Hirtenhunde für den Einsatz als Familien-Schutzhunde gegen Diebe.
Die Wölfe sind für mich auch eine Leidenschaft. Ich bin der festen Überzeugung, dass wenn wir das Hundeverhalten wirklich verstehen können, müssen wir zuerst das Verhalten der Wölfe verstehen.
Aus diesem Grund würde ich gerne mit Ihnen einen Termin vereinbaren. Falls Sie einverstanden sind, möchte ich gerne einen Tag mit Ihnen verbringen, einige Fragen stellen und je nach Möglichkeit, Ihre Wölfe anschauen.
Selbstverständlich, werde ich Ihren Aufwand dementsprechend honorieren. Ich kenne leider kein Deutsch und werde von einem Freund begleitet, der Deutsch spricht.
Ich hoffe sehr, Sie werden dieser Anfrage annehmen!
Ich wünsche Ihnen alles Gute!
NB: Für allfällige Fragen, können Sie bitte jederzeit Paolo Dabraio kontaktieren: 0044 ………
Herzliche Grüsse
Ezio M. Romano
Qualunque cosa ci fosse scritto in quel testo, io non l’avrei mai capito, ma mi fidavo di Paolo e quindi “riesumando” un vecchio apparecchio fax dalla cantina lo inviai a destinazione, indicando il suo numero di telefono come recapito.
Aspettammo alcuni giorni ma nessuno si fece vivo e quindi decisi con il mio “interprete ufficiale” che forse sarebbe stato meglio sentirli ancora. Anche in questo caso la risposta arrivò puntualmente: “Mi ha di nuovo risposto la moglie che mi ha detto di averlo ricevuto ma che dobbiamo aspettare che siano loro a richiamare quando lo riterranno opportuno e non dobbiamo più richiamare noi. Sai Ezio, questi sono tosti. Mi spiace, ma dovrai avere molta pazienza, sono ormai anziani e poi i tedeschi sono così, se hanno deciso che le regole sono quelle non faranno diversamente e a noi non rimane altro che aspettare se vorranno richiamarci”. Ma nelle vene di Paolo scorre sangue lucano, la sua famiglia è una delle tante che hanno conosciuto le difficoltà di sopravvivere da emigrati e quindi la telefonata si concluse con un’ulteriore speranza: “Comunque noi non ci demoralizzeremo, magari fra qualche giorno io ci posso riprovare”.
A questo punto la curiosità di incontrare questo “vecchio lupo” che aveva vissuto gli anni migliori della sua vita in compagnia di un orso, allevato da piccolo con il biberon e che poi aveva scelto il predatore selvatico come il più grande scopo della sua vita, era ormai diventata grande. Iniziai a passare alcune ore ogni mattina a cercare tutto quanto potevo reperire su internet che parlasse di lui. Tradussi una parte del sito dedicato al suo Wolfspark ed emerse subito che dal 1966 al 1980 aveva organizzato spedizioni in: Uganda, Congo, Camerun, Guinea, Etiopia, Ecuador, Perù, Iran, Paraguay, Brasile, Nuova Guinea, Columbia, Sudan, Bangladesh, Birmania ed altri luoghi fra i più dimenticati del mondo. Alcune fotografie lo ritraevano in compagnia di leoni e serpenti, altre mentre si cucinava come pasto alcuni rettili della foresta insieme ad ogni tipologia di indigeni. Aveva quindi visitato nella sua vita tutti i luoghi più tribali che potessero esistere, accudito per anni tutti gli animali presenti nello zoo di Stoccarda, ma poi aveva scelto i lupi come i suoi migliori compagni di vita.
Quel’era il motivo di questa scelta?
Certamente non per trarne denaro o tanto meno per sfruttare il successo del momento di essere anche lui un "Wolf-man". Quando nel 1972 Werner iniziò ad allevare il suo primo lupacchiotto, Shaun Ellis aveva meno di 10 anni e non avrebbe mai pensato di vivere con i lupi.
Quindi la cosa iniziava ad interessarmi molto e forse sarebbe stato proprio lui, questo "irraggiungibile" 80enne, a potermi dare alcune spiegazioni sul comportamento dei miei cani da guardia, ovviamente mai reperiti nella cinofilia ufficiale. Il problema più grande rimaneva però quello di convincerlo ad incontrarmi.
Nel frattempo passò più di una settimana, ma dal Wolfspark di Merzig nessuno si fece vivo. A volte sentivo Paolo il quale mi diceva che avremmo dovuto aspettare ancora un po’, fin quando un giorno gli telefonai e gli dissi: “Senti Paolo, prova ancora una volta a chiamare tu, se poi non va a buon fine vedremo cosa fare”.
Il giorno dopo non ricevetti risposta fin quando mi squillò il telefono e Paolo mi disse: “C’è una notizia abbastanza positiva, ho chiamato stasera e stranamente mi ha risposto Werner in persona. Credo che la moglie gli avesse dato il fax da leggere ma lui non si ricordava più niente, infatti mentre cercavo di spiegargli perché chiamavo, sentivo lei che gli spiegava di quegli italiani che avevano scritto un po’ di tempo fa e che volevano conoscerlo. Credimi Ezio, ho fatto molta fatica a tradurre cosa mi diceva, parla in modo che non capisco nemmeno io. Gli ho ripetuto molte volte che noi volevamo andare un giorno durante la settimana per fargli alcune domande sui lupi e che avremmo potuto pagare per il disturbo, ma lui non mi ha nemmeno dato risposta. Mi ha detto che lui è disponibile una Domenica ogni mese a farsi vedere mentre interagisce con i lupi e in quell’occasione le persone possono fargli delle domande. Io gli ho chiesto se era possibile incontrarlo in privato lo stesso giorno, magari un’ora prima, ma lui mi ha riposto di no ma che forse ci avrebbe dedicato un quarto d’ora dopo la sua interazione con i lupi. E’ stato molto gentile ma si percepiva che era affaticato e quindi non ho osato chiedergli altro. Fra l’altro preferirebbe che non andassimo fino alla prima domenica di Aprile”.
A prima vista la notizia sembrava positiva ma in pratica non era cambiato nulla. Werner Freund non ci avrebbe incontrato in privato e probabilmente avrei dovuto mettermi a discutere delle mie cose davanti a tutti.
Pochi sanno però, che quando vado in Asia centrale a cercare i cani aborigeni dei pastori, debbo ogni volta superare difficoltà ancora molto più grandi. Nessuno parla quel po’ di inglese che io conosco e quando riesco a farmi capire cosa sto cercando, mi portano subito da un allevatore della razza che vive in città. Debbo sempre iniziare cercando una persona che prima mi capisca e che poi mi aiuti a trovare un mezzo con un autista per andare nel deserto o sulle montagne. Fanno tutti finta di non sentire e mi ripropongono sempre cosa interessa a loro, ovvero che io acquisti un cucciolo da un loro amico, tanto da intascarsi un po’ di “money”, l’unica parola famosa anche in Asia centrale, nonostante i più istruiti parlino solo il russo. Dopo un po’ di giorni si sparge la voce che c’è un “idiota” europeo che cerca dei cani ed allora sono loro a corrermi dietro, tutti hanno qualcosa da vendermi e quindi mi tocca perdere un sacco di tempo nel tentativo di evitarli. Poi come per miracolo sembra che si possa partire per la destinazione che desidero visitare e che “tomorrow” arriverà la soluzione di tutti i problemi. Ma spesso all’indomani s’inceppa nuovamente un altro ingranaggio e sono obbligato a ripartire da capo, fra le difficoltà di mangiare un pasto, visto che sono vegetariano, posti letto che fanno spesso rabbrividire e poliziotti che vogliono perquisirti con l’intento di rubarti il denaro.
A volte le montagne sono all’orizzonte, con i pastori ed i cani aborigeni che io vorrei tanto incontrare, i giorni passano ma non concludo nulla, divento nervoso, litigo con tutti, fin quando Qualcuno ci mette del suo per aiutarmi ed allora riesco a raggiungerle. Ad ogni mio ritorno a casa, mi auto-convinco che l’Asia centrale può rimanere laggiù dov’è ed io non ho più bisogno di andare da lei, dove il massimo disagio è assicurato, ma poi passa un anno ed io riorganizzo un mio nuovo viaggio.
Ed è con lo stesso spirito che l’altra settimana ho deciso di partire per la Germania con mia figlia Sofia, sempre al mio fianco per le grandi occasioni e due dei miei “seguaci” più affezionati: il “mitico” Fabio di Pisa e Gregorio di Torino. Abbiamo caricato con noi Paolo di Zurigo e ci siamo diretti a Merzig, dove vive l’uomo-lupo più “navigato” di tutti i tempi. E’ stata dura ma siamo riusciti ad incontrarlo in privato.
Una forte emozione che però vi racconterò nella prossima puntata!