CANI DA GUARDIA : E se il cane MORDE il ladro? Ecco il parere del Magistrato.

Cani da guardia

Sicurezza Abitativa Anticrimine di Torino, è nata la F.I.C.G. – Federazione Italiana Cani da Guardia. Ormai tutti sanno e molti lo hanno già provato a “proprie spese” che possedere un cane appartenente ad una razza classificata come tale non significa sempre godere di un soggetto che sappia fare il suo "mestiere", anzi! Quanti cani ho visto nella mia vita che a 4/5 anni non sapevano minimamente cosa significasse fare la guardia!

Portale sui cani da guardia

La FICG sarà aperta a tutte le razze notoriamente classificate da guardia ma non escluderà le altre anche se da caccia, da difesa, da presa, da soccorso o addirittura meticci se capaci di svolgere il NOBILE ruolo. Questo perché nonostante io allevi da anni una razza che dovrebbe essere specifica per la guardia ho visto troppe volte Pastori dell’Asia Centrale (sia in Italia che nei loro paesi d’origine) magari forti ed aggressivi ma completamente privi di ogni senso di diffidenza dall’essere umano sconosciuto. Per contro mi è già capitato di incontrare cani tipo Labrador, Terranova, vari cani da caccia, etc.. che se la sapevano cavare egregiamente in tal senso. Chi ha già letto il mio primo libro "GUARDIANI SI NASCE", ricorderà i racconti di un mio cane da caccia di nome REM, di razza Drahthaar e di un altro ARGO di razza Espaniel Breton che non avrebbero sicuramente sfigurato nei confronti di quelli allevati e venduti oggi per idonei alla mansione.

Cani da difesa

La Federazione avrà anche l’obiettivo di informare, assistere e promuovere tutti gli allevatori, professionisti ed amatoriali, che vorranno operare onestamente mantenendo le promesse fatte ai loro acquirenti sui cuccioli destinati alla guardia. Formare ed associare tutti i proprietari ed appassionati di cani che vorranno approfondire la loro cultura cinofila sul cane da guardia.

Cane per difesa personale

Il CIG - Certificato di Idoneità alla Guardia FICG sarà l’unico documento ufficiale della Federazione che attesterà le attitudini del cane nel saper svolgere il lavoro di guardiano ed il Certificato Genealogico Caratteriale CGC (da leggersi cigici) certificherà ufficialmente la capacità di svolgere il ruolo di guardiani di tutti i genitori e progenitori del cane iscritto. Con l'emanazione del CGC non è utopistico pensare che in meno di dieci anni chiunque potrà acquistare in Italia un cucciolo sapendo precisamente se i suoi antenati erano buoni guardiani oppure no.

Cani da presa

A fronte di queste considerazioni è però doveroso specificare cosa intenderà la federazione per “CANE DA GUARDIA”.

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NEWS
04/12/2020  CANI DA GUARDIA : E se il cane MORDE il ladro? Ecco il parere del Magistrato.
Sempre più spesso mi viene chiesto dai lettori quali responsabilità, sia di carattere civile che penale, potrebbero essere imputate al proprietario di un cane da guardia che dovesse mordere il ladro che entra abusivamente nel giardino di casa.
 
Ed è proprio trattando questo argomento che mi capita di sentire sempre i commenti più strampalati che vanno da chi si limita a dire: “Cavoli suoi, aveva solo da non entrare!”. A chi per paura di un eventuale coinvolgimento giudiziario rinuncia senza remore al cane da guardia, quasi come fosse lui la più pericolosa fonte di eventuali rogne per la famiglia, dimenticando invece in quante se ne possono incappare ogni giorno con altri strumenti ormai di uso comune, tipo l’automobile. La maggior parte dei giovani freschi di patente, come lo fui io a suo tempo, sono delle vere e proprie mine vaganti per tutta la comunità, basti vedere le cronache del lunedì per rendersene conto di quanti incidenti accadano ogni fine settimana e quante persone ci abbiano già rimesso la vita. Ma il business è talmente alto che si tende sempre a minimizzare e le case automobilistiche continuano a proporre, con il consenso della legge, automobili sempre più potenti e veloci, mentre spesso si tende a fare un gran baccano quando un cane morde una persona, cosa sicuramente molto grave, ma mai paragonabile a quanto possa accadere all’uomo in molte altre consuete occasioni della sua vita.
 
In ogni caso, al di là delle impressioni personali, ho voluto ancora una volta appellarmi alla generosità del nostro amico Dott. Paolo Sceusa, Magistrato, che ci regalerà un suo competente parere in materia.
 
Ci tengo a sottolineare che il Dott. Sceusa, consapevole di quale grado di protezione possa beneficiare una famiglia impiegando due validi cani da guardia nella proprietà in cui si vive, ha percorso in modo impeccabile tutta la trafila che dovrebbe fare ogni cittadino quando decide di ospitare due cani da lavoro. Come prima cosa si è documentato per capire quale razza scegliere, al di là delle mode e tendenze del momento. Si è poi attrezzato con recinzioni di sicurezza, ha partecipato ad un corso su come gestire al meglio il cane da guardia ed ha responsabilizzato la famiglia rendendoli consapevoli di cosa potrebbe causare una loro incuria nella regolare gestione.
Oggi i suoi cani sono diventati dei gran guardiani senza partecipare ad una sola ora d’addestramento, l’affetto che provano per i famigliari è indescrivibile, i figli ne sono innamorati pazzi e la struttura creata è in grado di gestirli con massima sicurezza. Quindi tutto meravigliosamente bene, come accade anche a casa mia e a quella di tante altre persone che hanno capito quanto sia oggi vantaggioso possedere un VERO cane da guardia e si sono organizzati per affrontare la sua gestione in modo corretto e privo di inutili rischi.
Purtroppo invece non succede così ancora in una gran parte delle famiglie italiane che continuano, con incomprensibile leggerezza, ad acquistare ancora il cane da guardia che piace di più ai bambini perche l’hanno visto in tv, senza informarsi minimamente sull’argomento e provocando spesso una serie di incidenti che si potevano facilmente evitare.
 
Qualcuno sostiene che il cane da guardia di un tempo, quello rustico e diffidente, non abbia più modo d’esistere perché la tecnologia ci offre ormai altre alternative per difenderci dalla delinquenza, infatti la tendenza moderna dei cinofili si è ridotta a preferire animali che abbiano ormai perso il loro carattere originale, credendo così di poterne affrontare una gestione più facilitata e accessibile a tutti.
La maggior parte delle famiglie è quindi indotta, specialmente da alcuni veterinari ed altri professionisti del settore, ad adottare uno dei tanti cani bambocci che offre oggi il mercato cinofilo, pubblicizzati come ideali per la famiglia per la loro apparente bonarietà, ma che in effetti non si tratta altro che di semplice ed innaturale apatia ad ogni istinto primario. Animali che non consumano più carne come un tempo ma crocchette confezionate, dormono in casa, sono disponibili a farsi toccare da tutti e specialmente necessitano di continue visite di controllo sulla loro salute.
 
Ma fortunatamente qualcosa sta cambiando, in quanto sono già molti che stanno iniziando a capire la differenza fra il cane utile alla famiglia e l’apparente “bamboccione”, venduto come idoneo a chiunque ma che poi spesso si rivela il principale l’artefice dei più imprevedibili incidenti.
 
Questa trasformazione è finalmente iniziata anche grazie all’impegno di alcune persone come il nostro amico Paolo, sempre disposto a mettersi a disposizione per aiutarci nel nostro intento, ovvero conciliare bene l’esigenza di possedere cani da lavoro per la maggiore sicurezza della casa e della famiglia che ci abita, con il dovere di rispettare le leggi in vigore fatte per disciplinare la loro attenta gestione in tutela della pubblica incolumità.
 
"Riprendo il filo del discorso a proposito degli elementi basilari di diritto che secondo me i proprietari di cani (massimamente di quelli da guardia), dovrebbero conoscere.
Giunge ora il momento di cercar di dare qualche utile risposta alla questione dei limiti di liceità a proposito dell’offensività che un vero cane da guardia è capace di mettere in campo, quando fa il lavoro che gli è proprio (e che è quello per il quale è stato scelto, tra tanti possibili cani).
In termini più diretti, la domanda suona più o meno così: “Ma poi, se alla fine sto cane che mi son messo in giardino parte e azzanna un malintenzionato che mi entra scavalcando o forzando la recinzione, mica poi salta fuori che sono responsabile io del suo danno fisico? Perché qua con certi  garantismi non se ne capisce più niente!”.
Premesso che non ho alcuna intenzione, in questa sede, di farmi trascinare in polemica sul “garantismo” (concetto astratto e privo di significato se non approfondito a livelli che qui non sono proponibili), avverto che quel che dirò appartiene al terreno della pura esegesi (interpretazione) delle norme (da poco) vigenti in tema di difesa delle persone dai pericoli determinati dalle intrusioni potenzialmente aggressive nei luoghi di abitazione (o di lavoro).
Trattandosi di norme (relativamente) nuove, il “montaggio” interpretativo che propongo non mi risulta abbia ancora trovato specifiche applicazioni in qualche giudizio reale recente. Anzi, mi risulta che la giurisprudenza (che è l’insieme delle decisioni dei giudici) sia ancora piuttosto attestata sui suoi tradizionali assunti in tema di “legittima difesa”. Poco male, perché è normale che l’evoluzione giurisprudenziale ci metta un tot a metabolizzare le novità normative. Operazione sempre delicata e prudente perché implica l’armonizzazione delle novità al sistema delle leggi (e delle loro interpretazioni) che già c’erano. In definitiva, sono anche le riflessioni contenute in articoli come questo che, se raggiungono una sufficiente diffusione, possono incoraggiare o accelerare la svolta giurisprudenziale che, secondo me, ormai s’impone.
Dunque, prima di spiegarvi le novità normative di cui ho detto, portate pazienza e cercate di seguirmi nel percorso che parte, appunto, dalla rapida illustrazione della interpretazione tradizionale della questione, maturata nel sistema normativo anteriore a quelle novità.
Fin qui i giudici hanno sempre detto che affinché una difesa, lesiva di un diritto altrui, sia legittima, occorre che essa sia proporzionata all’offesa, o meglio, al pericolo di offesa che sia in atto. Per questo, presupponendo che chi entra in un’abitazione a scopo di furto metta in pericolo (solo) i beni patrimoniali di chi vi abita, la difesa contro il semplice ladro deve limitarsi a reazioni di scarsa offensività fisica, perché tra il valore della difesa delle proprietà (del derubato) e quello della vita o della integrità fisica (del ladro), quest’ultimo è pur sempre di rango superiore. Quindi sì a vetri spezzati sui bordi dei muri di cinta, a recinzioni moderatamente appuntite, a cani latranti e minacciosi… ma non troppo determinati. Diverso è, dicono sempre i giudici, se poi l’intruso si mostra aggressivo conto le persone, eventualmente presenti in casa, ché lì i valori in gioco tra “attaccante” e “difensore” si riequilibrano e dunque la posta si alza, insieme con la soglia di legittimità della difesa. Sempre comunque una questione di proporzionalità, valutata a posteriori, nella quiete di un processo che, a bocce ormai ferme, si deve comunque fare doverosamente carico di stimare anche l’incidenza dei fattori emotivi, influenti sulla capacità valutativa della vittima e determinati dalla sorpresa e dalla concitazione del momento (spesso notturno) in cui l’azione è avvenuta. E’ il concetto della putatività della legittima difesa e dell’eccesso colposo nella legittima difesa che, però, qui, non approfondiremo.
Tutto questo rappresentava, a grandi linee, la corrente linea interpretativa, perfettamente corretta nella vigenza della norma di diritto penale, regolatrice della legittima difesa (art. 52, codice penale), fino alla sua modifica, intervenuta con la legge 13-02-2006, n. 59.
Prima di vedere il contenuto di questa modifica, occorre però considerare un’altra precedente e importante novità normativa: sull’onda emotiva suscitata nell’opinione pubblica da alcuni fatti di cronaca che registrarono la continua escalation della violenza di tanti autori di furti nelle case e nei luoghi di lavoro, che pur di raggiungere i loro scopi, trasformavano il reato in una vera e propria rapina, il parlamento approvava la legge 26 marzo 2001, n. 128, che per la prima volta configurava il furto in casa come reato a sé stante, punito molto più gravemente di prima, quando la circostanza era considerata solo come una semplice aggravante.
Però: niente, la contromisura normativa si era dimostrata insufficiente. Il numero de furti in casa che degeneravano in rapina, o delle rapine in casa, progettate fin dall’inizio come tali, con azioni anche molto violente, spessissimo armate e a volte letali nei confronti degli abitanti, non accennava a flettere, anzi.
E’ solo a quel punto che, nel 2006, interveniva la riformulazione dell’art. 52, cod. pen. sopra menzionata.
In sintesi, siccome la regola della legittima difesa fin lì vigente affidava al giudice, caso per caso, il giudizio di proporzionalità tra il tipo di aggressione subita e l’autodifesa tentata a volte con successo dal rapinato, con gli esiti incerti e aleatori di ciascuna di tali complicate valutazioni, la novella ha sottratto al magistrato l’impaccio di questo bilanciamento e ha dichiarato per legge che è proporzionata la reazione armata, da parte di chi si trova un intruso in casa (o sul luogo di lavoro), vuoi per difendere la propria o l’altrui incolumità, vuoi per difendere anche soltanto i beni, propri o altrui, quando non vi sia desistenza e vi sia anche solo un pericolo di aggressione (armata o meno). Il che ha introdotto una sorta di licenza di sparare, dunque con possibilità di esiti mortali, nelle predette condizioni di pericolo (la cui effettiva sussistenza, poi, spetterà sempre ad un giudice di sindacare) determinate dall’intruso.
Una norma, come vedete, piuttosto forte; estranea alla tradizione giuridica italiana; imposta dall’escalation criminale che ho detto e -forse- anche dall’esito sconcertante di alcuni processi che avevano finito per porre sulla graticola più l’aggredito che l’aggressore (specie se, magari, quest’ultimo era rimasto vittima della reazione difensiva del primo, una volta tanto andata a segno).
Fin qui tutto chiaro, mi pare. Ma questo nuovo assetto della disciplina dell’autodifesa domestica, autorizzata per legge una volta per tutte, anche rispetto all’uso letale di un’arma da fuoco (legittimamente detenuta, ovviamente), non sposta forse -e di molto- anche i termini della questione dei limiti di legittimità dell’impiego difensivo del cane da guardia, per la medesima sicurezza domestica? Secondo me sì. E’ solo un problema di esatta considerazione in ordine alla sussistenza delle precondizioni di pericolo per l’incolumità dei dimoranti, che indefettibilmente si verificano in ogni caso di intrusione domestica a scopo furtivo. Dico “indefettibilmente” perché non c’è dubbio che chi s’introduce in casa altrui per rubare o comunque contro la volontà espressa o tacita di chi vi dimora, “non può non mettere in conto” (i giuristi chiamano questa volontà implicita o sottintesa “dolo eventuale”) l’elevato rischio di contatto e di conflitto fisico con costoro. Se, pertanto, il pericolo di aggressione fisica che è implicito e manifesto in tali frangenti, giustificherebbe di per sé l’uso di un’arma da fuoco, non si vede perché non debba giustificare il dispiegamento di un cane da guardia (peraltro, normalmente, meno letale di un arma da fuoco) e scriminare (cioè esentare da responsabilità) il proprietario, per ogni danno che il cane possa provocare all’intruso.
Anche il caso della violazione di domicilio che avvenga, in ipotesi, durante la momentanea assenza dei dimoranti non sposta, secondo me, il problema. Infatti, anche chi agisce dopo aver cercato di accertarsi che in casa non vi sia nessuno, non può in realtà escludere che, invece, qualcuno ci sia, né, tantomeno, che chi effettivamente non c’è non possa rincasare in qualunque momento, perdurante l’intrusione (e siamo nuovamente nel frangente del “dolo eventuale”). Un tanto, dunque, supera definitivamente l’argomentazione di chi, per ritenere legittimo il dispiegamento di un cane da guardia, pretende la condizione della presenza in casa di almeno un dimorante, diversamente escludendo la sussistenza della precondizione di pericolo di aggressione.
Quanto alla mancanza di desistenza e all’intenzione aggressiva, che legittima l’uso dell’arma, nel caso del cane, che certo non ha il discernimento di un ragioniere, saranno il numero e la chiarezza degli avvisi esposti sulla recinzione, che, una volta disprezzati dall’intruso, ne faranno presumere la determinazione offensiva.
 
Per questo torna necessario por mente ancora una volta alla stringente necessità che la presenza di un cane da guardia sia chiaramente rilevabile dall’esterno della recinzione, con avvisi di inequivoco significato, anche per chi non sappia leggere (i classici cartellini che raffigurino l’effige di un cane  da guardia, non importa di che razza) vanno benissimo, perché occorre che sia chiaro che chi entra senza che vi sia un dimorante ad accoglierlo, lo fa a proprio completo rischio. Questo sarà sufficiente a far desistere dalla intrusione estranei inoffensivi (il classico ragazzino che vorrebbe  scavalcare per recuperare il suo pallone, o le zingarelle minorenni che professionalmente tanto spesso, ma senza alcuna determinazione offensiva, entrano nei giardini per rubare nelle case, alle quali nessuno certo sparerebbe, ma che un cane da guardia purtroppo aggredirebbe senza porsi problemi.
 
Naturalmente un cane da guardia vigile e attento non mancherà di recarsi al recinto, preferibilmente e giustificatamente abbaiando, tutte e volte che un estraneo vi si attarderà: quello è proprio il significante contributo del guardiano alla conferma che gli “attenti al cane” appesi in bella vista non sono vuota scenografia. Sono il suo chiaro messaggio senza parole, che però, in tutte le lingue suonerà così. “Ehi tu, io ci sono per davvero e faccio assolutamente sul serio. Sono uno che abbaia per non doverti mordere. Se entri lo stesso significa che sei uno cattivo e allora te la vedrai con me che sono molto più tosto di te. Pazientino i vicini, in fondo sto lavorando anche per loro perché finché io sto zitto vuol dire che la zona è tranquilla e che tutti possono sentirsi sicuri!”.
 
A quanto appena detto sapientemente da Paolo, vorrei aggiungere alcune considerazioni, frutto della mia esperienza maturata negli anni a stretto contatto con VERI cani da guardia.
 
Io non mi sono mai innamorato di una razza in particolare, per poi farne ciecamente il tifo come fosse la mia squadra di calcio. Mi sono sempre invece soffermato a valutare attentamente quali fossero i pregi e difetti per la mansione che avrebbe dovuto svolgere l'animale. Non credo esistano razze che vadano bene per qualsiasi impiego, ogni cane è ideale per un particolare utilizzo e magari assolutamente non idoneo per altri. Ad esempio, al contrario di cosa si potrebbe pensare, un buon cane da guardia non è ottimale come cane da difesa, come un buon cane da difesa spesso non è assolutamente indicato come guardiano.
Prima di allevare i miei, ho posseduto varie tipologie di cani “cosiddetti” da guardia (o da difesa) fin quando ho poi deciso di orientarmi definitivamente sui cani da pastore, escludendo tutte le altre tipologie, semplicemente perché non li ho ritenuti ugualmente validi da impiegare nella guardia della proprietà e protezione della famiglia.
 
Ogni razza ha la sua storia, tanti appassionati ed esperti che ne lodano le sue virtù e contro i quali non intendo sicuramente dar adito a polemiche, ma il cane da pastore, in generale, è veramente unico per la sua affidabilità.
E questo non solo nei confronti della famiglia che lo gestisce, dove l’animale per tanto che si dimostri diffidente ed ostile agli estranei, riesce spesso a instaurare un rapporto speciale con le persone che lo crescono, ma anche contro qualsiasi intruso che si dovesse trovare inavvertitamente nel giardino con la condizione di non poter più scappare. Non ho mai sentito una sola volta nella mia vita di un cane da pastore che abbia aggredito fino alla morte un intruso, se la persona sta ferma e non si muove o manifesta evidenti segni di sottomissione, il cane da pastore potrà al massimo morderlo una o due volte ma nulla più. Non è nell’indole del cane da pastore infierire più di tanto sul soggetto perdente, a meno che il mal capitato si metta volutamente in contrasto contro l’animale che abita quel territorio, allora potrebbe anche scaturire un vero e proprio combattimento.
 
Guardate questo filmato, girato alcuni anni fa in Ungheria, durante dei test effettuati su cani da pastore dell’Asia centrale selezionati per il lavoro di guardia. Nonostante io sia assolutamente contrario a sottoporre i cani da guardia a simili prove, inutili e dannose per la loro integrità caratteriale, questo video rappresenta però molto bene qual è il sistema di protezione che offre un cane da pastore. Noterete che il cane tende a fermare e controllare la reazione dell’intruso senza mai infierire più di tanto. Questo è un buon rapporto fra sicurezza e affidabilità di un cane da guardia per famiglie, mentre maggiore aggressività sarebbe forse inutile e sicuramente più difficile da gestire, tenendo conto che nessun malvivente sceglierebbe mai di entrare in una recinzione con un simile cane da guardia che abbaia e ringhia al cancello. CLICCARE QUI PER VEDERE IL VIDEO.
 
Il cane da pastore ha ereditato nei millenni di lavoro a protezione delle pecore un sistema molto particolare di agire contro il nemico. Lui decide di scontrarsi contro il lupo o altri predatori solo se è realmente necessario e senza mai perdere la testa.
La strategia più adottata dal branco di lupi, per sottrarre alcuni capi al gregge nonostante siano presenti i cani da protezione, è basata sul provocare i cani più aggressivi, farsi inseguire tanto da indurli ad abbandonare il patrimonio che custodiscono, permettendo così ad altri lupi di poter agire facilmente dalla parte opposta. Quindi il cane da pastore ha capito nel tempo che “accanirsi” troppo contro un avversario è un sistema perdente e che i migliori risultati si ottengono piuttosto con un intenso ed "intelligente" lavoro di ritualizzazione, ovvero abbaiando, ringhiando, mostrando i denti, etc.. ma senza mai allontanarsi troppo da quanto si stia proteggendo.
 
Al contrario di quanto si tende ad ottenere con i cani da presa, chiamati appunto così per la loro caratteristica di afferrare senza alcun timore e non mollare più, il cane da pastore tende a mordere una volta forte per poi mollare, valutare la situazione e riprovarci solo qualora il nemico non abbia ancora deciso di allontanarsi o di arrendersi.
Questo perché, utilizzando altri sistemi di difesa più determinati, sarebbe risultato facilmente perdente contro grandi predatori tipo l’orso, il leopardo ed altri ancora molto più forti di lui, i quali sarebbero riusciti ad afferrarlo con molta facilità segnandone la sua sconfitta definitiva.
Il suo miglior sistema di difesa è sempre stato il “mordi e fuggi” ripetuto più volte, tanto da dissuadere l’aggressore.
 
La mitologia creata su certi cani da combattimento che pur essendo piccoli di statura, sarebbero riusciti a far cedere anche un toro grazie alla loro presa micidiale (tra l’altro animale erbivoro e appartenente alla categoria delle prede e non dei predatori) nella realtà pastorale crea solo semplice ilarità, in quanto tutti sanno che anche solo il “semplice” lupo non sente minimamente il dolore durante i momenti di stress. Ne sono testimonianza scientifica tutti i ritrovamenti di tagliole con la sola zampa rimasta, poiché il predatore aveva scelto di amputarsela con i suoi stessi denti per di riottenere la libertà. Quindi vi posso assicurare che anche i pitbull più inferociti, in Natura non sarebbero altro che un ottimo pasto per un branco di lupi.
 
Il buon cane da pastore dovette invece cercare di proteggere sempre il suo gregge contro animali selvatici e molto più forti e feroci di lui e questo lo indusse a capire presto che la via migliore era quella di evitare scontri troppo diretti e sanguinari. Fu anche di lì che affinò certe strategie mirate a demotivare gli avversari con la sua speciale ritualizzazione che ebbe sempre lo scopo primario di temporeggiare attendendo l’arrivo e l’aiuto del pastore che solitamente interveniva con armi, fuoco ed altri strumenti di difesa.
 
Ecco perché il cane da pastore è oggi il miglior animale in assoluto da impiegare nella guardia delle nostre case e la protezione delle  nostre famiglie. Solo lui è capace di certe sottigliezze, utili a proteggerci senza rappresentare un arma letale contro chi dovesse entrare inavvertitamente.
 
La volontà di certi addestratori di preparare forsennatamente i cani nel saper mordere e rimanere sulla presa per tanto tempo, di sfidare l’uomo munito di tuta che entra nella proprietà, di abituarlo addirittura a combattere fisicamente pur avendo una museruola che non gli permetta di mordere, sono semplici sistemi che soddisfano più la frustrazione di chi lo mette in pratica che l’utilità che se ne deriva dall’animale addestrato, in quanto non si tiene mai conto che la cosa più importante rimane sempre il coraggio NATURALE del cane deve possedere nell’intervenire autonomamente sull’intruso, piuttosto che la sua forza esercitata nella fase del morso. Per contro sono proprio quella tipologia di cani esasperati ed “accaniti” artificialmente dall’uomo a rappresentare il vero pericolo di gravi incidenti, spesso senza rimedio.
 
Un cane da guardia, per fermare l’intruso che entrato a rubare, non ha bisogno di aggredirlo senza limiti, come vorrebbero molti squinternati, ma è sufficiente che lo morda una sola volta ad una gamba per mettere già fuori combattimento il mal intenzionato che non potrà più utilizzare l’arto per compiere le sue azioni. E questo ve lo sta scrivendo chi ha già subito più di un morso da vari cani da pastore mai addestrati.
Il momento in cui ci si accorge di essere morsicati è molto critico, il battito cardiaco sale enormemente, la respirazione diventa affannosa e subito dopo il dolore alla parte aggredita aumenta non poco e se si tratta di un arto, in meno di un minuto non diventa più possibile il suo normale utilizzo.
 
Ma la verità è che il ladro non intenderà MAI farsi mordere dal vostro cane che si presenterà minaccioso alla recinzione!
 
Tanto per capirci, il vero cane da guardia, se sa fare bene il suo mestiere, non avrà mai l’occasione di affrontare fisicamente un intruso, in quanto sarà sufficiente la sua manifestazione di forte carattere per demotivare chiunque volesse entrare. Quindi non rappresenterà MAI quell'arma letale che molti temono e per gli eventuali danni fisici al mal capitato sarà competente la polizza assicurtativa stipulata all'adozione dell'animale. 
 
In completo accordo con quanto detto prima dall’amico Paolo, vorrei concludere con alcune frasi che scrisse il famoso scrittore romano Lucio Giunio Moderato Columella, vissuto nel I° secolo d. C, sul suo trattato “De re rustica”:
 
“Qual'è l'uomo che denuncia tanto chiaramente come fa il cane con il latrato, o con altrettanto volume di voce, la presenza di un animale selvatico o di un ladro? Quale servo è più affezionato al padrone? Chi gli è compagno più fedele? Dove è un custode più incorruttibile? Quale sentinella più vigilante si può trovare? Quale vendicatore è punitore più costante? Perciò si può dire che questo è uno dei primi animali che l'agricoltore deve comprare e allevare, perché custodisce la villa e i frutti, gli schiavi e il bestiame.
 
…per la villa bisogna scegliere un custode di corpo grande e grosso, di latrato risonante e acuto, primo perché atterrisca i malandrini facendosi sentire, e poi anche con lo spavento che incute la sua vista,…..
 
…la sua indole non deve essere ne mitissima ne per contrario truce e crudele, il primo infatti blandirebbe anche un ladro mentre il secondo assale anche la gente di casa. E' sufficiente che sia duro, e non abbia nessuna carezzosità, in modo che qualche volta guardi male i suoi compagni di servitù, e sempre si infuri contro ogni estraneo. Sopratutto questi cani devono dimostranti vigilanti nel fare la guardia e non sbagliarsi facilmente, ma essere assidui e circospetti più tosto che temerari…
 
Come avete appena letto, già duemila anni fa, si scriveva sull’importanza di possedere un VERO cane da guardia per la custodia della famiglia che vive in una casa singola con giardino!


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